“Gregor aveva tenuto la fronte premuta contro la zanzariera così a lungo che poteva sentirne l’impronta a quadratini al di sopra delle sopracciglia. Passò le dita sui piccoli bozzi e soffocò l’impulso di tirar fuori un urlo da cavernicolo. Gli montava nel petto, il lungo grido gutturale riservato alle emergenze vere, come quando ti imbattevi in una tigre dai denti a sciabola ed eri senza la tua clava, o magari ti si spegneva il fuoco durante l’Era Glaciale.”
Gregor è un ragazzino di 11 anni che vive insieme alla mamma, la nonna e due sorelline: Lizzie di 7 anni e Boots di 2. Il padre, un professore di scienze, è misteriosamente scomparso 2 anni, 7 mesi e 13 giorni prima (“Non che si sforzasse di tenere il conto, ma i numeri si sommavano automaticamente nella sua testa“) e da allora non hanno più avuto sue notizie. Come si nota dall’incipit, facciamo subito la conoscenza del ragazzino che è a casa con la sorellina minore e la nonna proprio all’inizio delle vacanze estive. Lizzie è appena partita per il campeggio e la madre è al lavoro per cui tocca a lui badare alla piccola e alla nonna che inizia a perdere dei colpi; un momento è lucida come una ragazzina, il momento successivo lo chiama Simon (“Chi era Simon? Gregor non ne aveva idea.“).
Così, nella calura estiva si trova a gestire diverse situazione tra cui il bucato. Boots è sempre con lui ma quando si ritrovano nella lavanderia del piano terra, Gregor sente un tonfo metallico e una risatina inconfondibile: la bimba è entrata nel muro attraverso una grata metallica spalancata che da su un vecchio condotto dell’aria e se vuole recuperarla deve seguirla. Un attimo dopo, stava precipitando in un vuoto senza fine.