E’ uscito a fine novembre “Luna Nera. Libro Primo: le città perdute” (Sonzogno) di Tiziana Triana, direttrice editoriale di Fandango che esordisce nella narrativa proprio con questo romanzo che il 31 gennaio 2020 potremo vedere anche in una serie televisiva targata Netflix.
Ma procediamo con ordine.
Siamo nell’Italia del diciassettesimo secolo, Adelaide – Ade, è una giovanissima levatrice che accudisce il proprio fratellino ma, in seguito alla misteriosa morte di un neonato, viene accusata di esserne la responsabile. La sedicenne cerca di trovare una soluzione, ma dopo aver rischiato il linciaggio, da cui si salva grazie a Pietro – un giovane studioso di medicina appena tornato in paese da Roma – trova rifugio tra un gruppo di donne misteriose che vivono in un casolare nascosto nel bosco e hanno nomi di Città Perdute.
A queste donne danno la caccia i Benandanti, capitanati da Sante, il padre di Pietro. Il ragazzo non crede nelle streghe e si è innamorato di Ade a prima vista. Ma le cose non sono così semplici e i pregiudizi difficili da sradicare.
Abbiamo parlato del libro e della serie insieme a Tiziana che, senza svelare troppo, ci ha raccontato qualcosa in più dei personaggi, delle ambientazioni e della serie che tra poco vedremo!
Ecco l’intervista:
La Trama
Italia, campagna laziale, Diciassettesimo secolo. La giovane Adelaide (Ade), sedici anni, corre e tiene per mano suo fratello Valente, che è ancora un bambino. Deve fuggire da Torre Rossa e dalla casa in cui è cresciuta, perché l’accusa che le pende sulla testa porta dritta al rogo: stregoneria. Nel folto del bosco si nasconde un gruppo di donne che si sussurra pratichino la magia nera. Nessuno sa chi siano né da dove vengano; reclutano e proteggono ragazze come Ade, che la comunità ha messo al bando. È qui – in un mondo di sole donne, ciascuna delle quali ha una misteriosa avventura alle spalle e porta il nome di un’antica città scomparsa – che Ade e il suo fratellino trovano rifugio: saranno iniziati alle arti del gruppo e ai loro segreti rituali, nell’attesa, trepida e inquieta, che si compia la grande Profezia. A questa comunità femminile in odore di stregoneria danno una caccia spietata i Benandanti, una congrega di uomini forti con un solo nemico, le streghe, e un potente sostenitore, la Chiesa cattolica; credono che quelle donne nei boschi siano una terribile minaccia, e sono decisi a sterminarle. Tutti, meno uno: Pietro, il figlio del capo dei Benandanti, che non crede alle superstizioni e, soprattutto, si è innamorato di Ade dal primo momento in cui l’ha vista. Quando scoppierà la battaglia finale tra questi nemici giurati, si scoprirà quanto labile sia il confine tra realtà e magia, tra falsità e conoscenza, e perfino tra maschile e femminile. E quanto, nella vita, l’incantesimo più difficile di tutti resti ancora quello di crescere.
Titolo: Luna Nera. Le città perdute Autore: Tiziana Triana Editore: Sonzogno Pagine: 527 Prezzo: 19,00 cartaceo (E. 16,15 su Amazon) – 9,99 ebook Data di uscita: 28 novembre 2019
L’Autrice
Tiziana Triana
Tiziana Triana nata a Tivoli, vive e lavora a Roma. È direttrice editoriale di Fandango Libri.
Le Città Perdute è il primo volume della trilogia Luna Nera da cui Netflix ha tratto l’omonima serie televisiva. . . .
Infine, ecco il trailer della serie, che è appena stato diffuso da Netflix.
Erano davvero tante le aspettative all’annuncio della nuova serie targata Prime Video, ma le promesse dei trailer (e del tam tam mediatico) sono state mantenute?
Carnival Row è uscito ufficialmente in Italia il 30 agosto sul canale in streaming di Amazon con tutte le 8 puntate e i sottotitoli in italiano. La versione doppiata sarà rilasciata sulla stessa piattaforma il 22 novembre 2019. Ma prima di entrare nel merito della serie e rispondere alla domanda del titolo, ecco alcune informazioni sulla serie.
Il 26 aprile è uscita per Netflix “Chambers”, una nuova serie paranormal ambientata in una zona rurale dell’Arizona dove sono presenti gli indiani Navajo ed è creata e prodotta da Leah Rachel. Nel cast figurano anche Uma Thurman, candidata agli Oscar, e Tony Goldwyn.
“Chambers” ruota attorno al personaggio di Sasha (interpretata dalla giovane attrice Sivan Alyra Rose), una ragazza di 17 anni che in seguito ad un arresto cardiaco subisce un trapianto di cuore, grazie al quale riuscirà a sopravvivere.
La vita dell’adolescente è tutta racchiusa nella sua piccola cittadina: vive con lo zio, Big Frank, che aiuta dopo la scuola nel suo negozio di acquariologia, è innamorata di Tj e sogna di aprire un negozio di estetica con la migliore amica Yvonne. Da quando, però, ha ricevuto questo nuovo cuore, iniziano a succedere strane: ha atteggiamenti inspiegabili, vuoti di memoria, rivede scene vissute dalla sua donatrice, inizia a comportarsi e agire come lei.
Sasha decide quindi di indagare sul mistero che c’è attorno alla morte sua donatrice, Becky, e alla sua ricca famiglia new age: la madre Nancy, il padre Ben e il fratello gemello Elliot. I genitori sembrano felici di accoglierla e aiutarla per mantenere vivo il ricordo della figlia così tragicamente e prematuramente scomparsa. Ma non è oro quello che luccica e ben presto Sasha si rende conto che la morte di Becky è molto più di una drammatica fatalità.
Questa in sintesi la storia, una serie – la prima stagione – piena di luci e ombre. Ecco in dettaglio i punti positivi e quelli negativi.
AMBIENTAZIONE
“Chambers” è stato registrato ad Albuquerque.
L’Arizona è l’ambientazione ideale per questa serie dalle atmosfere ovattate, dall’aria rarefatta e i contorni sfumati. I colori sono quelli ocra di un’estate insopportabilmente calda, afosa e ricca di contrasti. Il deserto, quella terra gialla e spoglia e le tempeste di sabbia riescono a rendere bene gli stati d’animo dei protagonisti che sembrano perdersi in un eterno labirinto, dove dietro ogni angolo si annidano misteri e minacce. L’aridità di quella terra incolta come specchio dei rapporti interpersonali. La mancanza di ossigeno come l’assenza di dialogo. Il calore come tormento del vivere.
CONTRASTI
“Chambers” è una serie piena di contrasti, volutamente spinti ed enfatizzati nella realizzazione grafica come nei contenuti.
Sasha, la protagonista, ha la pelle scura e gli occhi di un nero profondo, viene da una famiglia povera di origine indiana (Navajos), ha perso la madre quando aveva solo due anni, non va bene a scuola e non vede l’ora di finire per aprire una propria attività. La ragazza non ha grandi ambizioni – se non quella di sposare il suo amato fidanzato e condurre una vita serena e normale accanto allo zio. Di contro c’è Becky Lefebre, la donatrice del cuore, che era una ricca ragazza bianca dagli occhi azzurri e i capelli biondi, viveva in una mega villa in mezzo al deserto e frequentava la scuola più esclusiva della zona. Una adolescente viziata, nata in una famiglia con il culto new age (il padre Ben è uno Yogi) sulla quale riversavano alte aspettative.
Questi elementi vistosamente opposti si affiancano in “Chambers” ad altri più sottili come la spiritualità, che qui troviamo in due aspetti molto differenti: da un lato gli indiani Navajos – con una visione legata alla terra e alla percezione di una realtà che non è visibile con gli occhi, con le orecchie o con le mani – dall’altro una moderna e civilizzata cultura New Age, che aspira astrattamente ad un benessere individuale attraverso pratiche eclettiche basate sugli stili di vita, le filosofie, le religioni e le medicine alternative. Gli indiani e i loro strumenti grezzi fanno da contrasto alle pratiche high-tech e avveniristiche portate avanti dalla Annex Power, il centro spirituale New Age fondato da Ben Lefebre.
Anche i colori subiscono queste influenze: tutte le scene che riguardano il mondo di Sasha ricordano i colori della terra, l’ocra della sabbia, il rosso del deserto. Quando ci spostiamo nel mondo della famiglia Lefebre a dominare è il bianco, affiancato dall’azzurro (tutta la famiglia ha gli occhi azzurri) ghiaccio. Anche la natura attorno ai luoghi che frequenta questa famiglia sono inaspettatamente rigogliosi. Se da un lato – in quello degli indiani – regna il chaos, dall’altro è tutto pulito, essenziale, quasi asettico.
Uma Thurman è Nancy Lefebvre in “Chambers”.
Tutti elementi, questi, che rendono la serie metafisica e interessante su più livelli.
PARANORMALE
L’altro aspetto fondamentale della serie è l’elemento paranormale. Sasha riceve un cuore che la lega allo spirito di Becky, uno spirito che pare non abbia abbandonato del tutto questo mondo e, anzi, voglia far conoscere la propria storia e, ancora, determinarla.
Gli elementi paranormali nella serie sono davvero ben calibrati, si insinuano sotto pelle e che anche allo spettatore danno quella sensazione di averli solo immaginati. Sensazione che, tuttavia, acquista sempre più spessore e spazio fino a non poterne più negare l’esistenza, proprio come accade alle persone accanto alla protagonista, inizialmente (ovviamente) scettiche.
Sasha/Becky in “Chambers”
CONCLUSIONI
“Chambers” è una serie intrigante, interpretata da attori molto bravi (a partire da Sasha/Sivan Alyra Rose fino alla incredibile interpretazione di Nancy/Uma Turman e il bravissimo Ben/Tony Goldwyn), ricca di tensione e dalla fotografia spettacolare.
Tuttavia, alla fine della visione di questa prima serie non si può far a meno di restarne – almeno in parte – insoddisfatti. Ecco cosa non ci ha convinti:
*** Attenzione: da qui possibili spoiler ***
10 puntate: troppe. Per le serie tradizionali è un numero esiguo, ma per “Chambers” sono troppe; ad un certo punto ci si rende conto che gli showrunner stanno allungato la minestra, avrebbero potuto farne 5 e nulla sarebbe cambiato. Certo, avrebbero potuto farne anche 20, però inserendo più idee al suo interno;
spiritualità indiana: poco sfruttata. Ho trovato estremamente interessante che la protagonista appartenesse a questa antica cultura e mi aspettavo che tale aspetto venisse approfondito ed esplorato, che fosse determinante. Purtroppo rimane tutto sullo sfondo, quasi un elemento di colore più che una chiave della storia. Peccato, credo sia un occasione persa;
il finale: un pasticcio. Ok, sappiamo che per tenerci incollati allo schermo gli sceneggiatori sono disposti a qualunque mezzo e spesso li perdoniamo se usano metodologie sensate e danno spiegazioni credibili. Purtroppo in questo caso la storia prende all’improvviso una piega inaspettata e non viene per niente spiegata. D’accordo che arriverà la seconda stagione (comunque, ad oggi 21/05/19 non ancora confermata-si parla di giugno per l’ufficialità) ma credo che gli spettatori avessero diritto a qualche dettaglio in più. Vi tranquillizzo, comunque: il mistero legato a Becky e alla sua morte viene risolto. Il punto, però, non è il non detto o il non spiegato quando si tratta di qualcosa di volontario e scelto, l’impressione è che abbiano sorvolato su tale aspetto perché anche loro non sapevano come spiegarlo. Un pasticcio, insomma.
*** Fine possibili spoiler ***
Luci e ombre, quindi, per la nuova serie Netflix che ha il grande pregio di essere coraggiosa (a partire dalla creatrice ai suoi primi lavori e dai protagonisti, quasi tutti giovani e semi sconosciuti) e catturare lo spettatore, ma che non è esente da difetti.
Il trailer italiano di “Chamber” la nuova serie teen horror di Netflix.