Sono andata a vedere in anteprima “Il giorno più bello del mondo” il nuovo film dell’attore e regista Alessandro Siani che sarà nelle sale il 31 ottobre e devo ammettere che era da tempo che non uscivo dal cinema col sorriso e sentendomi più leggera. Ma andiamo con ordine.
Quattro anni fa ebbi modo di assistere alla proiezione di un film che mi colpì in modi molto diversi e per tanti motivi: un film indipendente, completamente autofinanziato con il crowdfunding ma, soprattutto, bellissimo. Il film si intitolava “E fu sera, e fu mattina” del giovane produttore e regista Emanuele Caruso. Già allora anticipò questo progetto, “La Terra Buona”, dalle premesse davvero intriganti.
Quando uscì per la prima volta nel 1985 “Il Racconto dell’Ancella” riscosse una grande attenzione, vinse il Premio Arthur C. Clarke (nel 1987) e il Governor General’s Award ed è stato candidato al Premio Nebula, al Premio Prometheus e al Booker Prize.
Se dovessimo dargli una definizione, “Il Racconto dell’Ancella” incarnerebbe l’anima più pura del genere distopico, ma la Atwood ha precisato che ogni fatto raccontato, ogni particolare presente, ogni situazione è stata da lei assemblata da avvenimenti realmente accaduti in qualche parte del mondo, in epoche diverse e che tutto è reale.
Di recente è uscita in America la serie omonima (che dal 26 settembre arriverà anche in Italia grazie a TIMvision) e a giugno è stato ristampato anche da noi il romanzo (Ponte alle Grazie): quale migliore occasione per immergersi completamente in queste oscure atmosfere?
Di seguito trovate la recensione della serie, del romanzo, un loro parallelismo e alcune curiosità.
Grande notizia per chi, come me, è rimasto affascinato da Anna Dressed in Blood, primo libro di una serie pubblicata in Italia da Newton Compton con il nome “Anna Vestita di Sangue” (QUI il mio speciale quando uscì negli USA). Fin’ora solamente il primo volume ha visto la luce nel nostro paese ma dato che è in lavorazione il film chissà che non venga ripresa al più presto? Nel frattempo scopriamo tutto quanto si sa al momento.
Certe ammissioni hanno un costo, lo so, ma devo confessarvi di non aver mai letto qualcosa di Dean Koontz. Fin’ora, si intende. Lo so che è un autore cult, ha scritto più di 50 libri spaziando nei generi più diversi ma avete presente quando, non so, proprio non vi ispira?
A farmi ricredere, incredibile ma vero, è stato il film (diretto da Stephen Sommers, La Mummia, Van Helsig, Il Re Scorpione) tratto dalla sua serie basata sul personaggio di Odd Thomas che, casualmente, ho intercettato poco tempo fa e, sì, è stato amore a prima vista! Così ho ripreso i libri della serie usciti in Italia anche se – sigh – sono soltanto due.
Voi conoscete il film Il Luogo delle Ombre? Avete letto l’omonimo libro? Vi ho messo curiosità? Ecco tutte le info su film e libri, nella speranza che la sua casa editrice italiana (Sperling & Kupfer) decida, che so, di riprendere la pubblicazione della serie ^_^ ?*fingercrossed*
Tra poco vi “svelerò” la trama e troverete la mia recensione, ma subito ecco il trailer del film, giusto per entrare nelle atmosfere create dall’autore americano.
Esce domani al cinema PPZ – Pride and Prejudice and Zombies (Orgoglio e Pregiudizio e Zombie), l’adattamento cinematografico dell’omonimo libro di Seth Grahame-Smith, ristampato per l’occasione dalla casa editrice Nord (la prima edizione è del 2009 e introvabile in libreria).
PPZ deve il suo successo (è diventato un best-seller negli USA) al connubio tra la storia d’amore ampiamente nota di Orgoglio e pregiudizio (1813) scritto da Jane Austen ed elementi tipici dell’horror, come gli zombie. L’idea del romanzo fu data all’autore dal suo Editor, il quale gli sottopose la sua idea e Grahame-Smith cominciò subito ad aggiungere al testo originale brani scritti di suo pugno che comprendevano combattimenti in pieno stile ninja tra umani e zombie. All’inizio del 2009, grazie ad alcuni blogger, iniziarono a trapelare notizie sull’imminente uscita del libro creando un’attesa e una pubblicità inaspettate – ma evidentemente gradite – dall’editore americano che decise di aumentare le copie in stampa (da 12.000 a 60.000) e posticiparne l’uscita creando così ulteriore aspettativa.
A partire da questa sera (10/06/2015) andrà in onda su Rai 4 Dominion, una nuova serie apocalittica sovrannaturale che si svolge in un futuro distopico dove Dio è disperso e l’Arcangelo Gabriele ha deciso di sottomettere il genere umano.
Ultimo baluardo degli uomini, l’Arcangelo Michele grazie al quale sono state costruite città/fortezza dove resistono gli ultimi superstiti di una guerra all’ultimo sangue per la conquista del mondo. Ma c’è un ma. E’ nato, infatti, il Messia ma attende ancora egli stesso la sua rivelazione. Nel film è Alex, un militare tanto coraggioso quanto indisciplinato.
La serie è liberamente ispirata al film Legion del 2010 (l’episodio pilota della serie è diretto dallo stesso regista, Scott Stewart), una pellicola che a suo tempo non ricevette critiche esattamente positive ma che racchiudeva in sé una trama intrigante e una costruzione articolata anche se non esauriente. Personalmente avevo trovato il film interessante, i temi trattati coerenti anche se non sviluppati appieno.
Arriva in Italia il 22 ottobre Crimson Peak, il nuovo film co-scritto dal regista messicano Guillermo del Toro (e Matthew Robbins), prodotto da Legendary Pictures e distribuito da Universal.
Tra horror e gotico, la pellicola vanta attori dal fascino oscuro come Mia Wasikowska (come dimenticarla nel ruolo di Alice in Wonderland di Tim Burton), Jessica Chastain (Murph in Interstellar), Tom Hiddleston (tra gli altri, il vampiro/musicista solitario e romantico Adam, in Solo gli amanti sopravvivono) e Charlie Hunnam (già visto in Pacific Rim dello stesso regista).
La storia si svolge in epoca vittoriana, ma la scena è catturata interamente dall’immensa e inquietante dimora dove si svolge la maggior parte della vicenda. Una location tanto tenebrosa quanto seducente, messa in scena da Del Toro pensandola come un essere vivente, particolarità che ha recentemente dichiarato in un’intervista: “La casa è decadente. Avevamo bisogno che (la casa) venisse percepita un po’ come un organismo. C’è una linea che ho già tagliato in sala di montaggio, dove si dice che giace come un animale che lentamente impazzisce. La casa, nella sceneggiatura e nel film, ha alcune caratteristiche che la fanno sembrare un organismo vivente. Quindi, è in decomposizione. E’ adagiata in mezzo a un campo, in putrefazione.“
Lo so, lo so, non siete abituati a leggere recensioni di film su questo blog. Solitamente parliamo di letteratura, di libri, di racconti. In breve, di storie scritte.
Ebbene, oggi vi voglio parlare di una storia non scritta, non presente su fogli di carta ma impressa su pellicola. Ieri sera, spinta dalla curiosità sono andata in un Cinema Parrocchiale, il Perla, di Bologna per assistere ad un film sorprendente e non posso fare a meno di parlarvene (a proposito: è a Bologna in proiezione fino a domenica 15 febbraio).
“Sorprendente perché?” direte voi. Su E fu sera, e fu mattina troverete diversi articoli anche in rete (mai abbastanza comunque) e scoprirete che è un’opera nata “dal basso”, grazie al Crowdfunding, realizzato con soli 70.000 euro, che gli attori non sono tutti professionisti, che è il primo film del regista Emanuele Caruso, la prima colonna sonora realizzata da Remo Baldi e che l’età media della troupe è di 27 anni.
Ecco, la cosa sorprendente è che non importa nulla di tutto questo a chi ha visto il film, perché ci si trova davanti ad una storia di enorme impatto emotivo, che parte da un assunto intrigante e sviluppata in maniera prodigiosa. Il regista ad inizio film ha dichiarato che per realizzare E fu sera, e fu mattina sarebbe stato necessario un investimento di 1.400.000 euro ma nessuno era disposto ad investire questa cifra su un film che si prospettava da subito come una scommessa persa in partenza. Ragazzi, vi dico che se l’idea, lo sviluppo, il talento ci sono, si riesce a realizzare un capolavoro con qualsiasi budget. Attenzione, però, ciò non giustifica il “non scommettere su un’idea” o il “tagliarsi lo stipendio e lavorare gratis” per stare nei costi. Perché chi ha un’idea vincente ha diritto di esprimerla e se mancano i nomi altisonanti o non ci troviamo davanti al solito cinepanettone record d’incassi, dobbiamo solo rallegrarci che in Italia esista ancora qualcuno che sa cosa vuol dire far cinema.