Par Avion indica la posta che viaggia per via aerea ma è anche un luogo mitico, lontano, magico e perfetto.
Paravion è il luogo dove gli uomini della Morea vanno, ad un certo punto della loro vita. Per lavoro, per cercare un futuro migliore, forse per scappare da un’esistenza difficile. Lasciano mogli e figli, tenendosi in contatto con rare missive. Lettere con su scritto Paravion che diventa quindi un luogo, seppur astratto. E Paravion è anche il titolo del nuovo romanzo di Hafid Bouazza.
Un romanzo che è anche un viaggio sensoriale, in un paese immaginario, fatato. Un luogo dove la natura, gli odori e i colori, hanno un che di magico, sono senza tempo.
Non tutto, però, in Morea come a Paravion, è idilliaco. Resiste la misoginia, una certa visione del mondo e delle donne.
Ne abbiamo parlato con l’autore.
EZ – Innanzitutto, grazie per questa intervista, siamo felici di poter parlare con te del tuo libro.
HB – Il piacere è tutto mio.
EZ – Siamo molto curiosi, cosa ti ha ispirato la scrittura di Paravion?
HB – Diverse cose. Volevo scrivere un poema bucolico, in uno stile classico, che parlasse di un piccolo pastore e una giovane, bella ragazza, ambientato in una arida regione del Marocco dove non cresce nulla, fino a che la madre muore e la ragazza appare. Volevo condannare la misoginia degli uomini marocchini che avevo notato da bambino lì e, purtroppo, qui in Olanda. Tutto questo in un mondo fatato, dove ogni cosa si trasforma e muta, che a me sembrava, in quel momento, l’essenza della vita.
EZ – Nel tuo libro fai un grande lavoro sulle parole: possiamo “vedere”, “annusare”, “sentire”, “assaporare” (addirittura ci sembra di “toccare”) ciò che descrivi. Rendi la storia viva. Come hai lavorato su questi elementi? Erano importanti, per te, per comunicare le sensazioni?
HB – E’ solo il modo in cui scrivo e quindi il modo in cui vivo la vita. Intensamente sensoriale. Prima di iniziare, devo sperimentare il mondo che sto per creare in ogni dettaglio; in particolare l’odore è più difficile da descrivere ma è senza dubbio il più essenziale per l’uomo. Un bambino dapprima riconoce sua madre dall’olfatto, non dalla vista, che potrebbe essere il re dei sensi, ma sarebbe uno storpio senza tutti gli altri.
EZ – Una comunità di donne è al centro del tuo libro, ma anche gli uomini che, ad un certo punto, se ne devono andare. Com’è vivere in questo luogo e a Paravion?
HA – Per gli uomini non ci sono differenze, si siedono nella loro sala da tè e disprezzano il mondo che vedono intorno a loro, specialmente le donne libere e irraggiungibili di Paravion. Le donne in Morea lavorano sodo e prosperano ma anche loro devono imporre alcune restrizioni per sopravvivere. Non credo che il matriarcato sia la soluzione – matriarcato o patriarcato: sai di essere al potere solo quando ne abusi.
EZ – Paravion è una storia corale, non vogliamo anticipare molto altro, però vorremmo sapere cosa ti piacerebbe che il lettore tenesse con sé una volta letta l’ultima pagina.
HB – Spero che chiuderanno il libro con la sensazione di aver visitato e sperimentato un mondo mai visto prima. Spero che si sentiranno sopraffatti sensorialmente. Mi piacerebbe che ricordassero il ragazzo Senoenoe che si trasforma in una rondine. Spero non dimenticheranno mai la bambina, con i suoi riccioli neri, il vestito rosso e la pelle bianca.
EZ – Infine, vorresti inviare un messaggio ai tuoi lettori italiani?
HB – Non sono bravo con i messaggi. Ma vorrei ringraziare i miei lettori italiani e dire che è stato un incontro delizioso.
EZ – Grazie di essere stato qui con noi.
HB – E’ stato un piacere.
Il libro
PAR AVION è solo una scritta che indica la posta aerea. Ma per gli abitanti di un villaggio sperduto della Morea, che ricevono lettere dai compatrioti emigrati, è Paravion: una città lontana, linda e ordinata, fatta di grandi parchi e donne disinibite, dove la siccità non è che un ricordo; la terra dei sogni alla cui malìa non si può resistere. Così un giorno tutti gli uomini del villaggio partono verso l’ignoto in sella ai loro tappeti volanti, lasciando le mogli incinte. E mentre nella valle di Abqar l’unico maschio della nuova stirpe, Baba Baluk, viene iniziato alla vita e al sesso da una comunità interamente femminile, a Paravion gli uomini devono fare i conti con la disillusione verso un mondo a cui sentono di non appartenere. Tra fauni, civette, riverberi di luce, scampanii lontani, si dispiega un sogno che attraversa valli incantate e ruscelli nascosti, fino a solcare le immensità dei mari. Un romanzo ironico e suadente, come una fiaba araba colma di nostalgia, che racconta il dramma intimo di chi si sente straniero. Un’esplosione sensoriale, festa di luci e colori, che si fa beffa di una mentalità misogina e retrograda, ma anche delle contraddizioni della modernità.
Titolo: Paravion
Autore: Hafid Bouazza
Traduttore: Laura Pignatta
Editore: Carbonio Editore
Collana: Cielo Stellato
Pagine: 192
Prezzo: 16,00 cartaceo (QUI su Amazon) – 8,99 ebook
Data di uscita: 20 agosto 2020
L’autore
Hafid Bouazza (Oujda, 1970) è nato in Marocco ed emigrato ancora bambino in Olanda. Si è laureato in Lingua e letteratura araba all’Università di Amsterdam ed è considerato uno dei maggiori rappresentanti della cosiddetta ‘letteratura olandese di migrazione’. Ha pubblicato diversi romanzi ed è stato insignito di prestigiosi riconoscimenti letterari in Olanda e in Belgio, tra cui il Golden Owl Award (2004) per Paravion. È anche traduttore di testi classici arabi, di Shakespeare e Marlowe. Di Hafid Bouazza Carbonio ha già pubblicato I piedi di Abdullah, vincitore del premio Edgar du Perron.
1 commento il Paravion: intervista a Hafid Bouazza
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