Se si potesse racchiudere la perfezione in un concerto, senz’altro il “Pinocchio & Company Tour” di ieri sera al Teatro Europauditorium di Bologna ne sarebbe un eloquente esempio. Edoardo Bennato oltre a mantenere intatte le sue qualità canore e teatrali, ha proposto al pubblico uno spettacolo totale grazie a musicisti di altissimo livello, scenografie uniche studiate sulle sue musiche e contenuti in grado di far riflettere, sempre con un sorriso sulle labbra.
L’artista napoletano ha incantato il pubblico iniziando il concerto insieme al Quartetto Flegreo, una Ensemble di archi con la quale ha cantato ben 8 canzoni integrando la musica solo con la sua chitarra. Canzoni come “In fila per tre“, “Le ragazze fanno grandi sogni“, “La Fata” e “Cantautore” hanno espresso in pieno la loro vocazione fiabesca.
Un tour, questo di Edoardo Bennato, che ripropone molti brani (vecchi e nuovi) ispirati a Pinocchio: “Di solito preferisco guardare al futuro – ha sottolineato l’artista – ma credo che la storia di Collodi e le canzoni a lui ispirate siano quanto mai attuali in questa nostra Italietta“. Così hanno trovato spazio “Mangiafuoco” che nel video a corredo tiene le fila di burattini immaginari con il viso emblematico dei politici di oggi (italiani e non solo), “Mastro Geppetto” nato immaginando un artigiano di oggi o “Lucigliolo” un moderno tentatore.
Non è mancata una velata critica agli Stati Uniti con la famosa “Stop America” e i manifesti appesi contenenti la bandiera americana e la faccia di Donald Trump (“Stop — Stop America, non esagerare troppo con la severità, la tua musica — se tu urli così forte più non si sentirà!“), ma anche l’omaggio ad una terra tanto amata attraverso l’iconica Marylin Monroe di cui parla il testo (e che viene presa proprio ad immagine degli USA).
Temi profondi quelli toccati da Bennato che ha parlato della sua terra, Napoli, con un misto di rabbia, quando grida “Vendo Bagnoli” il luogo che gli ha dato i natali, e di amore, con “A Napoli 55 è a musica” dove racconta la sua nascita al n.55 dei Campi Flegrei, nel cui numero sembra già esserci il suo destino.
La sensibilità del rocker napoletano ha poi lasciato spazio ad alcuni ricordi toccanti come la canzone “La Calunnia è un venticello” che prende a prestito questa frase di Rossini per ricordare quanto male possa portare, ricordando due artisti gravemente danneggiati da questo malcostume: Enzo Tortora e Mia Martini. Due grandi artisti che hanno pagato ingiustamente false accuse e insinuazioni che hanno minato non solo la loro carriera ma la loro stessa vita.
«Nel mio paese nessuno è straniero» campeggiava dal monitor a più riprese durante la performance di “Pronti a salpare” (omonima canzone che da titolo all’album nel 2015) non tanto un invito agli immigrati quanto a tutti noi privilegiati, che non scappiamo da guerre e carestie, a cambiare la nostra mentalità, a trovare una soluzione perché è anche nostra la responsabilità di ciò che succede e i confini non esistono più.
Un pensiero speciale anche a Luciano Pavarotti che a suo tempo gli chiese di scrivere per lui una canzone allegra dato che tutti gli facevano cantare solo canzoni tristi. E’ così che Edoardo Bennato ha cantato per un pubblico sorpreso e divertito la sua “Non è bello ciò che è bello” insieme al Quartetto Flegreo che gli ha dato quel tocco di classico unito alla sua interpretazione divertente e provocatoria.
Filo portante del concerto è stato lo storico album “Burattino senza fili” dal quale sono state tratte quasi tutte le tracce (ben 7), ma non sono mancati suoi storici pezzi come “Un giorno credi” e “Rinnegato” tratti dal suo primo album (e cantati/suonati da lui stesso in una “One Man Band”) “Non farti cadere le braccia” del 1973, brani tratti dall’ultimo suo lavoro solista e da “Io che non sono l’imperatore” con la canzone “Meno male che adesso non c’è Nerone” (cantata nel bis finale insieme alla provocatoria “In prigione in prigione“).
Spettacolari i due brani che Edoardo Bennato ha eseguito sul palco con l’intero gruppo di musicisti: “Un giorno credi” e “Il rock del Capitano Uncino“. L’intreccio tra classico e rock è uno dei più emozionanti e i musicisti hanno saputo infondere l’anima a queste canzoni. A partire dal suono vellutato del primo violino, suonato da Simona Sorrentino, il sondo violino di Fabiana Sirigu, la viola di Luigi Tufano e il violoncello di Marco Pescosolido per continuare con le chitarre morbide di Giuseppe Scarpato (fantastico nell’assolo in “A Napoli 55 è a musica”) a quelle più graffianti di Gennaro Porcelli. Bravissimo Roberto Perrone alla batteria e percussioni. Completano il team altri due grandi musicisti come Raffaele Lopez alle tastiere e Arduino Lopez al basso.
Edoardo Bennato ha proposto dal palco dell’Europauditorium quasi tre ore di concerto senza interruzioni, facendo commuovere, divertire, riflettere, arrabbiare il pubblico che nella parte finale non è più riuscito a restare seduto al proprio posto.
Un concerto-evento che sembra voler scuotere le persone, invitarle a riflettere sulla propria vita, sulle proprie responsabilità e infine ad agire, senza ascoltare malelingue o pensieri preconfezionati, ma ascoltando il proprio cuore.
“Un giorno credi di esser giusto
e di essere un grande uomo
in un altro ti svegli e devi
cominciare da zero.
(…)
Quando ti alzi e ti senti distrutto
fatti forza e vai incontro al tuo giorno”
Infine, impossibile non citare l’organizzazione perfetta del Teatro Europauditorium che ha saputo gestire perfettamente e in maniera impeccabile il numeroso pubblico intervenuto, rendendo lo spettacolo – se possibile – ancora più piacevole.