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Il 1° gennaio 1818 viene pubblicato da una piccola casa editrice Londinese (Lackington, Hughes, Harding, Mavor, & Jones) un romanzo anonimo che reca la prefazione dello scrittore Percy Bysshe Shelley e la dedica al filosofo William Godwin. E’ la prima edizione di “Frankenstein, or the Modern Prometheus” stampato inizialmente in un’edizione di sole 500 copie nel tipico formato dell’epoca a 3 volumi.

La critica è ambivalente: da un lato si contesta l’uscita anonima e l’assenza di una condotta morale evidente (che per l’epoca era essenziale), dall’altro si attribuisce all’autore una buona capacità d’espressione. Più in generale l’opera è ritenuta “un’orribile storia movimentata”. Per quanto riguarda i lettori, invece, “Frankenstein” ha da subito riscosso un deciso successo tanto che dopo l’uscita del libro, il drammaturgo Richard Brinsley Peake decide di mettere in scena un’opera basata sullo scritto di Mary Shelley dal titolo “Presumption; or, the Fate of Frankenstein” . In seguito al successo dello spettacolo, l’11 agosto nel 1823 esce la seconda edizione del romanzo (questa volta in due volumi), finalmente col nome dell’autrice in copertina.

A questo punto la critica è davvero spiazzata, a tal punto da scrivere: “per un uomo era eccellente ma per una donna è straordinario”, tenendo conto anche della giovane età dell’autrice (21 anni).

Basterebbe questa ultima frase a far percepire cosa abbia dovuto passare Mary Shelley per portare la sua storia al pubblico, ma questa fu solo una delle numerose vicende, tra alti e bassi, che hanno costellato la vita della scrittrice. Una vita piena di drammi e difficoltà (ha perso ben 3 figli e il marito quando aveva solo 25 anni), avventurosa almeno quanto il suo libro più famoso, se non di più. Giovanissima, Mary si innamora di Percy Bysshe Shelley, poeta e filosofo radicale, all’epoca sposato. Nonostante il padre disapprovi questa unione, la ragazza decide di fuggire con l’amato in un viaggio che li porta a toccare diverse nazioni europee e che la vede restare incinta, perdere la bambina e buttare le basi per quello che sarebbe rimasto per sempre il suo più grande successo, “Frankenstein”.

Su questo aspetto in particolare si concentra “Mary e il mostro. Amore e ribellione. Come Mary Shelley creò Frankenstein” di Lita Judge (Il Castoro, febbraio 2018), una narrazione in versi liberi di oltre 300 pagine ricche di illustrazioni ad acquerello realizzate dalla stessa autrice. La Judge è stata ispirata nella stesura da un viaggio a Venezia e dalla lettura dei diari di Mary e Percy Bysshe Shelley, durante la visita nei luoghi in cui la coppia aveva soggiornato. Un viaggio non solo fisico, durato, per la Judge, ben 5 anni.

Mary Shelley e la morte del mostro” di Raquel Lagartos e Julio César Iglesias (Il Battello a Vapore, agosto 2018) si propone invece di integrare ancor di più l’elemento grafico nella narrazione, proponendo la storia della scrittrice inglese sotto forma di graphic novel.

Per quanto riguarda il cinema, è arrivato in Italia a fine agosto “Mary Shelley. Un amore immortale” che vede Elle Fanning nel ruolo della scrittrice e Douglas Booth (tra i tanti, il Mr Bingle di “PPZ – Pride + Prejudice + Zombies”) nei panni dell’amato Percy Shelley. Particolarmente curato nella ricostruzione storica, il film è firmato dalla (prima donna) regista e sceneggiatrice saudita Haifaa Al-Mansour e ricalca in maniera fedele la vita di Mary Wollstonecraft Godwin, e di come sono nate alcune delle storie più originali e avvincenti dell’epoca, come il suo Frankenstein ma anche “Il Vampiro” di John Polidori, il racconto che ispirò, anni dopo, Bram Stocker per la stesura di “Dracula”.

Per conoscere meglio Mary Shelley attraverso i suoi romanzi, esattamente un anno fa è arrivato in Italia l’inedito “Il segreto di Falkner” grazie a Edizioni della Sera nella collana della Casa intitolata “I grandi inediti”, pubblicato per la prima volta in Inghilterra nel 1837 e arrivato solo ora nel nostro paese.

Infine, un’ultima segnalazione: è in libreria dell’11 ottobre una originale rilettura dal titolo “La buia discesa di Elizabeth Frankenstein“, scritta da Kiersten White (“Io sono buio”/Fabbri, “Paranormalmente”/Giunti) incentrata sulla figura di Elizabeth, compagna di giochi prima e di vita poi di Victor, il letterario “costruttore” di Frankenstein.

A distanza di oltre due secoli, i libri e le pellicole vogliono essere la celebrazione di una scrittrice dalla vita non meno avventurosa di quella che descriveva nei suoi romanzi.

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