Pensavamo di aver già esplorato in tutto e per tutto l’esperienza del Vietnam attraverso documentazione, letteratura, giornali. Eppure c’è una realtà ancora da sondare a fondo e di cui si è volentieri taciuto, non per censura, si intenda, ma perché lontana dall’immagine consueta che voleva i giovani americani entusiasti di buttarsi in una guerra devastante come quella, appunto, del Vietnam.
Invece, ci sono stati ragazzi che avevano il solo desiderio di vivere una vita normale, proprio come Jim Holder il giovane protagonista di “Saigon, illinois” (Carbonio Editore) di Paul Hoover. Il ragazzo è appena uscito dall’Università e scegliere la strada dell’obiettore di coscienza, non avrebbe mai immaginato, però, che anche restando a casa avrebbe vissuto un suo personale Vietnam.
Paul Hoover, poeta e divulgatore, in questo romanzo intreccia il suo vissuto ad un personaggio fresco e credibile, tenendo insieme una storia unica e universale grazie ad uno stile di scrittura lirico e onesto e una penna affilata. In “Saigon, Illinois” Paul Hoover sembra aver indossato una lente speciale attraverso la quale ci mostra la vita di un ragazzo americano ai tempi della guerra in Vietnam.
Se vi aspettate un romanzo cinico e pessimista, però, vi fermo subito: non mancano infatti buone dosi di ironia fin quasi alla comicità. Così come non mancano scene forti e impressionanti. Fate questo viaggio insieme a Jim Holder, sono certa non ve ne pentirete.
INTERVISTA AUDIO
Paul Hoover (che fin’ora ha pubblicato questo unico romanzo, scritto negli anni 80 ma ne ha un altro nel cassetto) è stato in Italia alcuni giorni fa per partecipare al Festival Internazionale di Roma per Letterature Off dove ha presentato “Saigon, Illinois“. In quell’occasione ho avuto il piacere di potergli rivolgere alcune domande a proposito della nascita del libro, del suo personaggio principale e di cosa gli piacerebbe restasse al lettore una volta terminato di leggere il suo romanzo (nella speranza che quel romanzo nel cassetto, magari, prima o poi veda la luce).
Prima di lasciarvi al podcast dell’intervista, però, un ringraziamento speciale a Luca Dresda, scrittore e attore oltre che interprete in questa occasione.
TRAMA
Quando Jim Holder, appena laureato, si è rifiutato di andare in guerra e ha deciso di fare l’obiettore di coscienza, non aveva idea che anche lui avrebbe vissuto un suo piccolo, personale Vietnam. Assegnato al Metropolitan Hospital di Chicago – 18 piani e 900 letti – dovrà occuparsi della supervisione dei pasti e della lavanderia e, proprio lui che non voleva contatti con la morte, spesso dovrà anche trasportare cadaveri in obitorio. E così inizia la sua folle odissea tra carrozzine e barelle, anestesisti confusi, pazienti lobotomizzati, ingessati, intubati, infermieri suicidi, odore di formaldeide, la sensazione di essere spiati dai feti imbottigliati. Sullo sfondo l’America hippie delle manifestazioni pacifiste, della fascinazione per i film di Godard, del sesso libero, dei gruppi per la libertà dei morti e l’abolizione delle prigioni, tra smarrimento esistenziale e voglia di evasione, e un cast di personaggi tratteggiato con una comicità scoppiettante.
AUTORE
Americano della Virginia, Paul Hoover (classe 1946) è poeta e autorevole divulgatore di poesia. A lui si deve la curatela di Postmodern American Poetry che, nelle sue due edizioni del 1994 e del 2013, si configura tra le maggiori e poderose antologizzazioni di poesia nordamericana a cavallo tra XX e XXI secolo – più di 100 nomi che vanno dal melvilliano e imprescindibile Olson passando agli evergreen Kerouac, Ferlinghetti, Corso, Ginsberg, Bukowski fino all’attuale e fertilissimo panorama di aedo statunitensi viventi.
Attualmente Hoover insegna Scrittura Creativa alla San Francisco State University ed è editor della celebre rivista letteraria «New American Writing». Tra le sue raccolte: Totemand Shadow: New & Selected Poems, 1999,Winter (Mirror), 2002, Desolation: Souvenir, 2012, In Idiom and Earth, 2012. Quest’ultima è stata pubblicata anche in spagnolo con il titolo En el idioma y en la tierra, nella traduzione della scrittrice messicana María Baranda.
Saigon, Illinois è il suo unico romanzo. Questo è il suo sito web.
3 commenti il Saigon, Illinois: intervista a Paul Hoover