Avete voglia di una lettura fresca, frizzante, (finalmente) originale?
Siete arrivati nel posto giusto e state per scoprire un libro così coinvolgente che alla fine dell’ultima pagina tornerete qui e mi ringrazierete di avervelo consigliato!
La prima cosa che mi colpì, neanche a dirlo, fu la copertina con una strana carta da gioco, nella versione in lingua, che spiccava sugli scaffali della Bonnier, nello splendido stand alla Bologna Children’s Bookfair 2017. Se la copertina prometteva bene, la lettura non ha fatto altro che mantenerle, queste premesse.
In un mondo governato dalla magia, dove coloro che non l’hanno sono destinati a diventare schiavi, quanto è importante essere in grado di cavarsela senza questo dono?
Perché la magia, come recita il retro copertina, è una truffa, è qualcosa che ti facilita la vita ma bara con la realtà
Un ragazzo sveglio, una donna scaltra, un mazzo di carte “tagliente” e molti indovinelli sono alla base di un romanzo per ragazzi davvero strepitoso, consigliato a tutti gli amanti dei buoni fantasy.
Ogni amante di Harry Potter si avvicina a storie che parlano di magia con alte aspettative e una buona dose di disillusione: ci sarà mai qualcuno in grado di affrontare la magia in una maniera così appassionante e unica? La domanda è retorica e, in questo caso, vi assicuro che il protagonista di questa storia non ha niente in comune col famoso maghetto.
Keller sta per compiere 16 anni, l’età in cui i ragazzi del suo popolo sono sottoposti a quattro prove, superate le quali acquisiranno il titolo di mago (Jan’Tep) e il loro nuovo nome. Keller è preparatissimo, conosce tutti gli incantesimi a memoria e si esercita strenuamente. Peccato che in lui non ci sia un filo di magia. Le sue fasce della magia sono tutte spente, non si è palesato nemmeno uno degli elementi: sangue, brace, ferro, seta, sabbia, respiro. Ciò che spaventa di più Keller, figlio dell’aspirante principe del clan Ke’heops, è proprio quello di diventare uno Sha’Tep, ovvero un membro del clan senza magia, condannato ai lavori più umili come cucinare, pulire, sbrigare faccende burocratiche quasi sicuramente nelle case dei suoi bulli compagni di classe.
Kellen, però, ha studiato una strategia per passare queste prove. Peccato che Shalla, la sorellina tredicenne super dotata, non ci stia ai trucchetti da baraccone e oltre a sbugiardarlo di fronte a tutti – di fatto impedendogli di superare la prova – rischia quasi di ucciderlo. A salvarlo sarà una misteriosa donna dai capelli rossi che sembra apparsa dal nulla e dice di chiamarsi Ferius Parfax, appartenente al popolo degli Argosi, viaggiatori che sopravvivono grazie al proprio ingegno. Ha un cappello in testa, ha i capelli scuri con una sola ciocca bianca e conosce interessanti giochi con le carte.
Da qui in poi inizia un’avventura che coinvolgerà Kellen e il suo (auto eletto) arci nemico Tennat che, insieme al padre e ai due fratelli, è deciso a screditare il ragazzo e la sua famiglia in quanto rivali per il governo del clan.
So di essere particolarmente parca nei dettagli ma se andassi oltre vi rovinerei la lettura e non me lo perdonerei. Quello che posso dirvi è che questo è un libro per niente politically correct, denso di personaggi unici e senza troppi scrupoli, dove l’ironia regna sovrana e niente di ciò che appare, è.
Kellen non diventa improvvisamente un mago potentissimo ma dovrà cavarsela in un mondo di maghi sfruttando i loro punti deboli e il proprio intelletto. Nessun deus ex machina arriverà in suo soccorso e le prove che supererà, le verità che scoprirà, saranno solo frutto della sua scaltrezza.
Ad affiancarlo in questa prima avventura, due personaggi incredibili come Ferius: scaltra, intelligente, ironica, ha sempre la battuta pronta e sa cavarsela in ogni situazione. Non risparmia frecciate ai maghi – che non fa mistero di mal tollerare – e, più in generale, verso coloro che ritiene si prendano troppo sul serio.
– Piantala, Ferius -. Il sole stava calando e il maestro Osia’phest si incamminava giù per la strada. Evidentemente la lezione era finita. – Sei una spia Daroman? Hai fatto ammalare tu Tennat e gli altri?
– No – rispose lei lanciandomi un’occhiata di traverso. – E tu?
– Non dire stupidaggini.
– Disse il ragazzino che aveva appena chiesto a una presunta spia di smascherarsi.
– Se non sei una spia, allora cosa sei? Perché non credo che una vagabonda Argosi sarebbe ancora nei paraggi dopo quello che è successo ieri sera.
– Sono una donna, bello. Forse non ne hai mai conosciute, visto che vieni da questo posto arretrato, ma è come dire un uomo, solo più intelligente e con le palle più grosse.
L’altro personaggio di cui vi parlerò pochissimo si chiama Chirios, è un feliscoiattolo e, possiamo dire, socio in affari di Kellen. Ha un brutto carattere ed è parecchio litigioso ma anche sufficientemente coraggioso e intraprendente, un litigioso ma indispensabile compagno di viaggio.
Il libro è pieno di riflessioni sulla vita, sulle scelte, sulle strade da intraprendere.
– Maestro Osia’phest, non ho fatto niente a nessuno. Non sono responsabile.
Lui mi spostò con calma la mano. – Kellen, temo ci sia una differenza enorme tra non fare qualcosa e non esserne responsabile.
Potrei proseguire con le citazioni ma rischierei di svelare troppo di questo romanzo, primo di una serie, davvero entusiasmante. Erano anni che non incontravo libri YA scritti così bene, con personaggi tanto irriverenti e ben tratteggiati, denso di azione ma anche di riflessioni, pieno di leggerezza tanto quanto di interrogativi che i lettori stessi si porranno:
– Scegli una carta, Kellen.
– Mi guardai intorno, rendendomi conto solo allora di quanto si era fatto buio. – No, se non mi dici il motivo.
– Il motivo è che tu decida se vuoi diventare un uomo o no.
– Continui a dirmi che devo diventare un uomo, a insultare la magia della mia gente e della mia famiglia…
– Al mondo ci sono tanti maghi, Kellen. Quello che manca sono uomini e donne.
(…)
– Tre di cuori – dissi, attirato dai cuori rosso scuro sullo sfondo beige, con il numero tre scritto con lo stesso inchiostro del dorso. – Che significa?
Lei richiuse il mazzo e lo rimise in tasca. – La carta che scegli non ha importanza.
– Allora non capisco – dissi, alzando il tre di cuori. – che ci devo fare, con questa?
Lei mi passò accanto e si incamminò nel vicolo. – E io che ne so? Fai la cosa giusta. Magari guarda quell’animale negli occhi prima di consegnarlo alla morte. Fai quello che secondo te farebbe l’uomo che vorresti essere.
Tanti come i segreti che Kellen dovrà svelare, incluso il fatto che le linee di magia non sono solo sei…
Un romanzo pieno di indovinelli, trucchetti, giochi di prestigio, magia, segreti da svelare e un protagonista tutt’altro che perfetto ma per questo motivo irresistibile.
“Shadowblack. Il Fuorilegge” è un romanzo da leggere tutto d’un fiato, un’avventura da vivere insieme agli strambi personaggi creati da Sebastien De Castell. E adesso che ho finito la recensione, ho voglia di iniziare a leggerlo di nuovo!
Se non si fosse capito: consigliatissimo!
P.S. si tratta del primo libro di una serie ma non contiene cliffhanger, potete quindi leggerlo tranquillamente.
P.S.2 il secondo libro della serie, “Shadowblack” (sì, lo so, crea un po’ di confusione il fatto che il primo libro in Italia abbia il titolo del secondo – il primo, in origine, era “Spellslinger”), è già uscito in Inghilterra il 5 ottobre e in Fiera a Bologna ho visto il terzo “Charmcaster” che uscirà in lingua originale il 17 maggio. Qui sotto vi riporto tutte e tre le copertine originali.
TRAMA
Il sedicesimo compleanno di Kellen si avvicina e con esso il momento in cui dovrà affrontare il suo primo duello e cominciare le quattro prove che lo faranno diventare un mago. C’è solo un insignificante, trascurabile problema: Kellen non ha magia. La disfatta sembra ormai inevitabile, quando una straniera arriva in città e lo sfida a prendere un diverso cammino. La donna appartiene al misterioso popolo Argosi, viaggiatori che vivono del proprio ingegno e custodi di grandi segreti racchiusi nelle loro carte. Ferius Parfax è pericolosa e imprevedibile, ma potrebbe essere l’unica speranza di Kellen.
AUTORE
Sebastien De Castell si era appena laureato in archeologia quando cominciò a lavorare al suo primo scavo. Quattro ore dopo realizzò quanto odiasse fare l’archeologo e abbandonò tutto per focalizzarsi sulla carriera di musicista, poi difensore civico, quindi interaction designer, coreografo di combattimenti, insenante, project manager e infine attore.
La sua unica difesa contro le accuse di dilettantismo è che gli piaceva seriamente fare tutte quelle cose e che, in un modo o nell’altro, ognuna ha un ruolo nella sua scrittura.
È un acclamato autore fantasy, al suo esordio in Italia con Piemme.