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Sarebbe bello avere tutte le risposte ai nostri quesiti, soprattutto quelli amorosi: come trovare il partner ideale, come tenerselo stretto senza che la noia travolga il rapporto e, soprattutto, come dev’essere la persona “giusta”.

Sono proprio le risposte a queste domande l’obiettivo che si è dato un gruppo di scienziati – su commissione di un divo del cinema incapace di trovare la sua metà – che ha messo in piedi l’«Esperimento Fidanzata». Ma queste risposte possono essere trovate attraverso una misurazione scientifica?

Mary entra a far parte di questo esperimento perché ha bisogno di un lavoro extra per pagarsi una strana fisioterapia, l’unica in grado di alleviare i dolori che la colpiscono e gli innumerevoli disturbi psicosomatici che la attanagliano.

L’idea, alla base dello studio, è tanto semplice quanto complessa: trovare (e stipendiare) diverse fidanzate che possano coprire l’intero arco delle necessità di una coppia, dalla romantica alla litigiosa, e per capire in maniera oggettiva se un personaggio sovraesposto possa, in sostanza, essere amato senza che la propria immagine arrivi prima di lui.

“Era convinto che ci fosse un modo di decodificare le nostre reazioni sconclusionate alla vita di coppia, di capire come facevano due persone a rendersi così incredibilmente felici a vicenda per poi sprofondare a livelli inesplorati di patimento o di noia appena qualche anno o qualche settimana o mese dopo.”

Nel romanzo, però, quell’aspetto che può sembrare fantascientifico o addirittura distopico è, in realtà, marginale perché il centro della storia è una profonda riflessione sulle relazioni, sull’ossessione dell’anima gemella, su quante stupidaggini (esperimento incluso) le persone compiano per amore, finanche analizzarlo chimicamente.

In tutto ciò assume assoluta forza il personaggio di Mary, una trentenne dal passato inconsueto, che l’ha portata per molto tempo ad essere fuori dal mondo comune e che, per questo, le ha ha donato un carattere riservato e uno speciale punto di vista disincantato, allo stesso tempo attento e purista verso ciò che le accade attorno.

Mary è un personaggio incredibile. Nella sua vita non ha avuto grossi sconvolgimenti ma è rimasta fuori dal vivere comune e ha lottato per rientrare in un mondo che per molto tempo non è stato (e pare tutt’ora non esserlo) il suo. Ha uno sguardo a tratti innocente verso ciò che le sta intorno, quasi straniante, alieno, che le consente di osservare ciò che la circonda con occhi diversi, di analizzare il mondo in maniera diversa, quasi estraniandosene e per questo focalizzando meglio le situazioni paradossali o incomprensibili ai più.

“Smetterò mai di sorprendermi dei modi in cui la gente costruisce l’inferno in terra?”

Se però vi ho dato l’idea che Mary abbia tutte le risposte, perdonatemi, perché vi ho portato fuori strada. Mary vorrebbe davvero capire come funziona il mondo, come funziona lei, come funzionano le relazioni, come mai sta così male e niente sembra alleviare le sue pene. Lei, che non ha mai visto un film in vita sua (la annoiano), ha rinunciato al suo vivere – imposto dal padre – rintanata nella natura, ma si sente fuori posto in qualsiasi situazione.

“Mi sorressi al muro, tirandomi indietro i capelli da sola, e guardai le gocce erranti di vomito che mi colavano sulle scarpe. Cercai di mantenere un certo contegno di ignorare la gente per strada ed essere ignorata a mia volta. Da queste parti si faceva così, era una delle regole condivise della vita cittadina che avevo osservato, assimilato, onorato.
Una mano mi porse un fazzoletto e scomparve prima che potessi vedere da dove proveniva. Eravamo così tremendamente isolati e comunque mai soli.”

Nel romanzo sono diverse le voci attraverso le quali viene raccontata quella che è difficile definire “vicenda”, in quanto succede davvero poco, ma si è completamente catturati dalla prosa della Lacey, dalle osservazioni di Mary, da una sorta di flusso di coscienza che attanaglia il lettore e sprona a cercare le risposte che il titolo millanta, risposte che, ahi noi, non esistono o, quanto meno, non si trovano dentro una provetta o sotto il microscopio di uno scienziato.

Una scrittura fantastica quella della Lacey, già apprezzata in “Nessuno scompare davvero”, che qui trova una speciale quadratura.

“Le risposte” è un libro coinvolgente e riflessivo, con una protagonista-non-protagonista che non può che affascinare.

Consigliato!


TRAMA

Mary è una trentenne americana in crisi: è affetta da un’infinità di dolori e disturbi psicosomatici e ha perso il lavoro; l’unico sollievo sembra venirle da una bizzarra forma di fisioterapia, vagamente new age e molto costosa. Quando un gruppo di misteriosi ricercatori le offre l’opportunità di una collaborazione ben remunerata, accetta senza pensarci due volte. Si tratta di far parte dell’«Esperimento Fidanzata»: un divo del cinema a cui l’ipervisibilità mediatica impedisce di vivere una normale relazione di coppia sta provando a crearsene una artificialmente, circondandosi di una serie di ragazze che ne soddisfino, a turno, le diverse esigenze: la fidanzata materna che cucina, la fidanzata collerica con cui litigare, la fidanzata ordinaria con cui passare i tempi morti in casa, un intero «team intimità» per il sesso, e una fidanzata – questo il ruolo di Mary – per i momenti di romanticismo e trasporto sentimentale. Sulle prime tutto pare funzionare, ma quando il team di ricercatori prova a ottenere un maggior controllo sulle reazioni psichiche dei partecipanti, la situazione precipita…
In bilico fra satira e fantascienza, romanzo filosofico e storia d’amoreLe risposte è una geniale meditazione sulla contemporaneità: in un mondo che è sempre più ostaggio della cultura della celebrità e della cura ossessiva di sé, è ancora possibile conoscersi, innamorarsi, essere felici con un’altra persona?

Catherine Lacey è nata a Tupelo, nel Mississippi, nel 1985, e vive a New York. È stata scelta dalla rivista Granta come una delle migliori nuove voci del 2014, ed è stata finalista allo Young Lions Award, il premio della New York Public Library per i migliori autori under 35.

Nessuno scompare davvero, il suo romanzo d’esordio, è stato incluso fra i migliori libri dell’anno dal New Yorker, dall’Huffington Post, da Vanity Fair e da Time Out.

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