Dead Man (Dunwich Edizioni) è stato il primo romanzo che ho portato con me durante queste brevissime vacanze. Il libro di Domino Finn mi aveva convinto subito grazie ad una parola: negromante, Cisco Suarez ha la stessa capacità della mia amata Anita Blake, protagonista dell’omonima serie uscita dalla penna di Laurell K. Hamilton.
In realtà le affinità non sono molte tra i due personaggi, né l’ambientazioni o la storia ma è stato il motore che mi ha spinto a dargli una possibilità (e a scalare la TBR list 😛 ) e sono stata felicissima di dargliela perché adoro gli urban fantasy ben scritti e i personaggi originali e, beh, qui ci sono entrambi.
Vi lascio quindi con la trama e la recensione, consigliandovi caldamente di accaparrarvi una copia di Dead Man (Dunwich Edizioni) di Domino Finn.
Il mio nome è Cisco Suarez: negromante, incantatore di ombre, fuorilegge della magia nera. Sembra abbastanza fico, vero? Lo era, fino a quando non mi sono risvegliato mezzo morto in un cassonetto.
Ho detto mezzo morto? Perché intendevo morto al 100%. Non faccio le cose a metà.
Perciò eccomi qui, ancora vivo per una qualche ragione, in un altro giorno assolato a Miami. È un paradiso perfetto, se non fosse che mi sono immischiato in qualcosa di brutto. Ricercato dalla polizia, avvolto dal fetore della magia oscura, con creature dell’Altrove che sbucano da tutte le parti… per non parlare delle gang voodoo haitiane. Credetemi, è tutto molto divertente fino a quando non hai un cane zombie alle calcagna.
Il mio nome è Cisco Suarez: negromante, incantatore di ombre, fuorilegge della magia nera… e sono totalmente fottuto.
Titolo: Dead Man
Titolo originale: Dead Man
Autore: Domino Finn
Traduttore: Marco Garofalo
Editore: Dunwich Editore
Pagine: 263
Prezzo: E. 3,99 ebook – E. 12,89 cartaceo
Data di uscita: 02 agosto 2016
“L’ultima volta che mi ero svegliato con i postumi di una sbronza del genere, ero nudo, bagnato fradicio e avvolto in una bandiera cubana.
Adesso almeno avevo i vestiti addosso.”
Inizia così Dead Man, il primo libro della serie dedicata al Negromante e Incantatore di Ombre, Cisco Suarez. Siamo a Miami il regno della Magia Nera, città tanto assolata quanto piena di oscurità, dove diverse bande si contendono il primato di re della città del Voodoo. Certo, ci sono altri luoghi particolarmente interessati dalla magia nera (come New Orleans in Louisiana o St.Louis in Missouri) ma in questa città crocevia di culture, ai confini con il Messico vede gli haitiani col monopolio sulla magia della morte.
Cisco Suarez non sa cosa sia successo ma capisce presto di essere stato “assente” a lungo: ha un viso con qualche ruga, i capelli lunghi ed è più massiccio, muscoloso. Si renderà presto conto di essere “morto” per 10 anni, un periodo di cui non ha alcun ricordo ma pare che altri si ricordino benissimo di lui, è per quello che al suo risveglio si trova alle calcagna tutta la banda dei Bone Saints.
Urge quindi capire cosa sia successo in questi 10 anni a lui e alla sua famiglia, chi gli ha fatto questo (ucciderlo) e come mai… non sia più morto.
Tra inseguimenti, ricerche, incursioni nella magia nera si dipana questa storia in grado di coniugare mistero, avventura e magia con un personaggio davvero irresistibile.
Inizialmente, lo ammetto, non sapevo bene come inquadrare Cisco. Il primo termine che mi viene in mente è “sbruffone”, spesso si vanta delle sue capacità e, sovente, si ferma nella narrazione per spiegare che tipo di magia stia compiendo e come funziona. Questo lato superficiale, però, si trova spesso in conflitto con il cuore grande che si ritrova, come quando scopre cosa sia successo alla famiglia, quando cerca di incontrare una vecchia amica, quando interpone la sua vita a quella delle persone cui vuole bene.
Cisco, inoltre ha la capacità di stemperare momenti di tensione con un’ironia tagliente e bonaria (come resistere quando uno parla di sé in terza persona?), instaurando un rapporto diretto col lettore cui spesso si rivolge. Non è così perfetto come si dipinge e quando se ne rende conto, chiede venia in maniera spesso buffa e tenera.
In conclusione, è un personaggio che non si può che amare e ammirare, come un vecchio amico che sa essere irritante ma che vorresti sempre al tuo fianco.
“E voi che pensavate che essere negromanti significasse solo vestirsi di nero e farsi crescere i capelli. Mi dispiace smontarvi, ma non sono lo stereotipo vivente di un fan del death metal. Non indosso un trench e ho i capelli corti. Vivo a Miami, cazzo. Fa caldo ed è umido anche in inverno. Non ha senso beccarsi un colpo di calore per cercare di sembrare nordico a tutti i costi. Non solo, ma Cisco Suarez (che poi sarei io) non è soltanto un negromante”.
Dal lato della scrittura, lo stile dell’autore è estremamente scorrevole e cinematografico, riesce a rendere molto bene le scene, compresi inseguimenti e “fermi immagine”.
Per quanto riguarda l’ambientazione di Dead Man devo dire che mi ha affascinata molto fare un salto dentro la cultura voodoo dove si parla di bokor (i praticanti del voodoo haitiano), cani zombie, feticci, patroni e molto altro.
Originale, divertente, avventuroso, intrigante: tutto ciò è Dead Man, primo libro di una serie che conta al momento tre libri e che non vedo l’ora vengano tutti pubblicati anche in Italia.
Lettura consigliatissima a chi ama gli urban fantasy, l’avventura e i personaggi che sanno mischiare le risate agli aspetti più oscuri della vita!
P.S. qualcuno su FB mi ha chiesto se sia presente nel libro un aspetto romantico. Specifico anche qui che no, non siamo di fronte ad un romance travestito da urban fantasy, horror o altro, questo libro è d’avventura, con forti elementi magici conditi da battute divertenti. Non si parla di amore nel vero senso della parola, anche se ci sono affetti nella vita di Cisco ma, come direbbe lui, “ehi, ieri ero morto… datemi un po’ di respiro!” 😉
Domino Finn è un veterano dell’industria dell’intrattenimento, ha contribuito allo sviluppo di videogiochi pluripremiati ed è l’autore della serie urban fantasy, già bestseller in America, Il Fuorilegge della Magia Nera. Se domino Finn avesse uno slogar sarebbe: il fantasy è una faccenda seria.
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