Come pronosticato da tempo, anche gli Zombi hanno invaso le nostre librerie e come successo già prima per i vampiri, iniziamo a conoscere dei non-morti diversi dal solito. Ok, sono morti, ma non per questo hanno perso il senso dell’umorismo e Maddy Swift, protagonista del romanzo, è divertente e risoluta sebbene non respiri più.
LA TRAMA
Maddy Swift è una studentessa un po’ imbranata, che frequenta il liceo della tranquilla cittadina di Barracuda Bay e ha una cotta per il nuovo ragazzo della scuola. Quando Stamp la invita a una festa, la sua vita è destinata a cambiare per sempre. Piove a dirotto e Maddy, tutta agghindata, esce di nascosto dal padre. Dopo essersi persa diverse volte, finalmente intravede le luci della festa e viene colpita in pieno da un fulmine. Quando si risveglia, si ritrova con la faccia in una pozzanghera, stordita e completamente inzaccherata.
Ma il fango è l’ultimo dei suoi problemi: è quel buco fumante nel cranio, il cuore che non batte più e i polmoni che non funzionano a farle sorgere qualche sospetto…
Una volta a casa, dopo una rapida ricerca in rete, scopre con raccapriccio di essersi trasformata in una delle creature che più la spaventano: una morta vivente.
COMMENTO
Immaginate di essere una quindicenne come tante, né bella né brutta, che vive all’ombra dell’amica “in”, nessuno ti si fila a scuola, vai bene ma i voti sono nella media, hai una cotta per un ragazzo che non si accorge che esisti fintanto che un giorno – magia – ti invita ad una festa fighissima. Allora ti prepari, non lo dici nemmeno alla tua amica, sgattaioli fuori di casa quando papà dorme e ti incammini a piedi nonostante un temporale incomba all’orizzonte. Poi, ad un certo punto … bam! … ti colpisce un fulmine e ti risvegli 2 ore dopo: hai la faccia immersa in una pozzanghera, i vestiti impresentabili, un cratere grande quanto una mano in testa e soprattutto non respiri più. Allora che fare?
Parte da qui la storia di Maddy (qui a lato vedete la copertina originale americana), una teenager un pò sfortunata ma con un senso dell’umorismo spiccato e una sorta di motto “non c’è mai fine alla sfortuna”. E di sfortuna ne ha tanta Maddy, che di colpo vede sfumato tutto quanto aveva ritenuto essere la sua vita e inizia a scoprire un mondo diverso, dove gli Zombi convivono con i Normali e contrariamente ai film non sono stupidi e senza cervello, ma hanno sentimenti, pensieri e … regole! Nemmeno la morte riesce ad eliminarle. Ma non tutti gli Zombi sono uguali, Maddy lo scoprirà presto.
Avventure e disavventure di Zombi sui generis potrebbe essere il sottotitolo di questo libro che scorre via che è un piacere. Nonostante la situazione decisamente eccezionale, ci riconosceremo benissimo in Maddy, la protagonista divertente e spensierata, che con le sue battute sarcastiche riuscirà a strappare più di un sorriso.
Una lettura scorrevole e piacevole che si finisce in un lampo e di cui vorremmo subito leggere il seguito. Sì, perchè scopriremo presto che anche se si è morti si deve continuare ad andare a scuola e soprattutto il cuore continuerà a battere, anche se solo virtualmente, per Maddy che si troverà ad un bivio sentimentale importante.
Mai banale e scontato, Gli Zombi non piangono è una lettura consigliata per un pubblico adolescente ma anche gli adulti che si sentono ancora un pò ragazzi dentro si divertiranno a sorridere insieme agli Zombi di Rusty Fisher.
Consigliato anche come regalo per teenager (eh, sì, Natale si avvicina!).
L’AUTORE
Rusty Fisher è stato un professore di liceo e ha collaborato con famose riviste giovanili come The Mailbox, Learning e Bookbag. Ora è uno scrittore free lance a tempo pieno e un appassionato di
Oltre a “Gli zombi non piangono”, finalista del Bram Stoker Award, ha pubblicato diverse opere dedicate agli adolescenti: “Stories for a Teen Heart”, “Chicken Soup for the Preteen Soul”, “Ushers”, Inc., “Becca Bloom and the Drumsticks of Doom”.horror.
Fiero di essere nato in Florida, Rusty vive a Cape Canaveral.
DATA DI USCITA: 01/09/2012
CASA EDITRICE: Giunti
GENERE: Narrativa / Fantasy
TITOLO ORIGINALE: Zombies don’t cry